Follow me on Twitter RSS FEED

Gastronomia veneto-bizantina




Oltre ai calici, i prodotti greci colmano anche i piatti di Venezia. Dall'Epiro arriva una pregiata bottarga che, macerata nell'olio e tagliata a fettine sottili, viene servita come antipasto. S'importa anche un salatissimo formaggio chiamato zimotò, di cui si ha memoria fino all'inizio del Novecento.
Si rifanno a Bisanzio altri due elementi doc della pratica culinaria lagunare: l'abitudine di irrorare i piatti d'olio (mentre le cucine europee si devono accontentare di burro e strutto) e l'uso dell'uvetta passa: quella di Corinto, piccola e scura, adatta per le preparazioni salate, e quella Sultanina, più dolce e adatta per i dessert. Entrambe utilizzate nelle torte nicolotte, nelle sarde e negli sfogeti in saor.
Secoli di rapporti conviviali possono essere riassunti nella figura di un teatrante gastronomo, Antonio Papadopoli, mezzo veneto e mezzo greco. Cordiale e disordinato, nonché ottima forchetta, l'attore-gourmet pubblica nel 1866 un libretto intitolato Gastronomia sperimentale, nel quale propone 12 piatti "aristocratici" e 12 piatti "democratici", tra questi la coda di bove alla greca, un melange di sapori veneto-grecheschi!
Quello che oggi rimane di secoli di scambi culinari sono: i sardoni ala greca, cotti in un delicato sughetto di limone aglio e prezzemolo; e una deliziosa torta secca di pasta sfoglia chiamata appunto la grega, ricoperta di un abbondante strato di mandorle

Gli altari di San Giacomo di Rialto




Il legame tra la Chiesa di San Giacometto e il Mercato di Rialto è sottolineato dalla presenza, al suo interno, di molte Scuole di Mestiere ospitate presso i suoi altari.
L'altare maggiore fu sede fino alla fine del 1400 della Scuola dei Compravendipesce, trasferitasi poi ai Carmini. L'attività dei compravendipesce poteva essere esercitata solo dai pescatori di San Nicolò dei Mendicoli e di Poveglia, con limitazioni ben definite: dovevano essere stati pescatori per almeno vent'anni e dovevano aver raggiunto i cinquant'anni di età.
Lo stesso altare ospitò poi la Scuola dei Casaroli, cioè i venditori di formaggi, e la Scuola dei Ternieri, venditori di olio alimentare; la statua di San Giacomo, protettore di entrambe le confraternite, che decora l'altare è opera di Alessandro Vittoria.
L'altare a destra era sede della Scuola dei Garbeladori, misuratori e vagliatori di cereali e legumi. L'origine della Scuola sembra essere piuttosto antica, forse nella prima metà del Duecento. Un "misurador" appare in uno dei capitelli di Palazzo Ducale.
L'altare a sinistra apparteneva alla Scuola degli Oresi, gli orefici. L'altare è impreziosito dalla statua di S.Antonio Abate, patrono della Scuola, e da angeli, tutte opere eseguite in bronzo da Girolamo Campagna agli inizi del Seicento.
Gli orefici veneziani erano abilissimi nella tecnica della filigrana, detta opus veneciarum, nell'eseguire catenelle a maglia d'oro minutissime, e nel taglio dei diamanti.
Artisti celebri, come Alessandro Vittoria, furono anche abili orefici, da ricordare, ad esempio, la rilegatura in argento sbalzato, cesellato e dorato del Breviario Grimani, custodito nella Biblioteca Marciana.