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La Biennale di Venezia





La Biennale di Venezia, nata nel 1895, deve il suo nome alla cadenza dell’Esposizione Internazionale d’Arte, voluta e sostenuta da un gruppo di intellettuali dell’epoca, tra cui Riccardo Selvatico, commediografo e poeta, allora sindaco della città.
Negli anni Trenta l’istituzione veneziana diventa Ente Autonomo sotto il controllo del Governo Italiano. Hanno inizio in quegli anni: il Festival della Musica (1930), la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (1932), il Festival Internazionale di Teatro e di Prosa (1934).
Le rassegne sono sempre accompagnate da eventi speciali e retrospettive di artisti italiani e stranieri.
Fin dall’inizio la Biennale si configura come una delle principali istituzioni organizzatrici di manifestazioni nei diversi settori delle arti e della cultura contemporanea.
Nel 1968 la contestazione investe anche la Biennale, che sospende in parte le sue attività, ma viene poi riformata con nuove idee e forti impulsi nel 1973.
Dal 1975 sono realizzate anche rassegne di Architettura.
Nel 1998 la Biennale, da Ente Autonomo, diventa Società di Cultura, soggetto giuridico privato.
A tutt’oggi la Biennale interviene con mostre, esposizioni e attività culturali nei settori: arti visive, architettura, cinema, musica, teatro, danza e, grazie alla raccolta di documenti conservata nel suo Archivio Storico, svolge una funzione primaria per lo studio e la ricerca nell’ambito dell’arte contemporanea.

E’ importante ricordare anche la storia delle strutture che la ospitano: già nei primi decenni del Novecento iniziarono a sorgere nei Giardini di Castello ben 27 strutture nate dagli studi di famosi architetti, tra cui: Carlo Scarpa, James Stirling, Alvar Aalto, Bruno Giacometti, e il gruppo BBPR. Negli anni seguenti gli spazi occupati dall’Esposizione vennero sempre più ampliati, fino ad utilizzare anche ampie zone in disuso del vicino Arsenale (come le Corderie). A questi si aggiunsero i Saloni del Sale alle Zattere, e i Granai alla Giudecca negli anni Ottanta. Dopo l’ulteriore utilizzo di nuove aree dell’Arsenale oggi si può ben dire che quasi l’intera città partecipa offrendo sempre nuovi spazi ad esposizioni e installazioni.

Da segnalare che quest’anno il Direttore del Settore Architettura sarà Kazuyo Sejima, nata in Giappone, nella prefettura di Ibaraki, nel 1956 e prima donna a salire sul gradino più alto della rassegna lagunare. Formatasi nello studio di Toyo Ito, nel 1995 - insieme a Ryue Nishizawa - fonda SANAA, lo studio di Tokyo che ha firmato alcune fra le più innovative opere di architettura realizzate di recente in tutto il mondo, dal New Museum di New York al Serpentine Pavilion di Londra, al 21st Century Museum of Contemporary Art di Kanazawa, premiato nel 2004 proprio col Leone d'Oro della 9 Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia per l'opera più significativa.

Galleria fotografica edizione 2009

Isola di San Giorgio in Alga




Il nome dell' isola si riferisce alla presenza di alghe nella zona proliferate a causa dell'ambiente che si era creato nella fusione delle acque del fiume Brenta con quelle della laguna.
In quella zona si ha memoria, intorno al Trecento, dell'esistenza della così detta "Puncta canetorum", sorta di lunga penisola che si era formata da Fusina fino a collegarsi quasi con Venezia a Santa Marta. Terra che venne rimossa per impedire una facile via d'accesso alla città ad eventuali nemici. Si dispose di prelevare da quel sito la terra che serviva per bonificare e interrare altre zone della laguna.
L'isola di San Giorgio in Alga era luogo di accoglienza e di congedo di eminenti personaggi che giungevano a Venezia. Si ricorda in proposito la grande cerimonia organizzata per la partenza del re di Francia Enrico III per Fusina accompagnato dal doge Mocenigo, e in seguito l'accoglienza fatta al papa Pio VI.
Vi aveva sede un monastero benedettino, poi dal 1350 fu degli eremiti agostiniani.
Ma fu nel '400, con l'arrivo dei Canonici Regolari, che l'eremo divenne importante centro di umanisti. Fra questi si ricordano: Gabriele Condulmer, che divenne papa col nome di Eugenio IV, e quel Lorenzo Giustinian, detto "il Santo" che, dopo essere stato priore del monastero, fu nominato primo Patriarca di Venezia.
Il monastero vantava una preziosa biblioteca e varie opere d'arte del Veronese, del Vivarini e del Bellini; un angolo della laguna meta di raffinati studiosi.
Vi funzionava un sistema di segnalazioni per facilitare la navigazione delle imbarcazioni di passaggio, e la grande "cavana" accoglieva i natanti in caso di tempesta.
Ai Canonici Regolari subentrarono i Carmelitani Scalzi che vi rimasero fino al '700.
Nel 1717 un devastante incendio distrusse il sito con le sue preziose opere d'arte, biblioteca ed arredi vari; un vero disastro che segnò definitivamente il luogo.
Trasformato in carcere politico, con la caduta della Repubblica fu utilizzata come polveriera.
Ora restano i ruderi della chiesa, del monastero, della cavana, spogliati dei fregi, delle patere e di una vera da pozzo. C'era sull'angolo delle mura una statua della Madonna che ora è sistemata a Mazzorbo.